Chef’s Table, una serie unica e ispiratrice.

Da ormai troppo tempo siamo tartassati da programmi di cucina, spesso banali, che ci vengono offerti ogni giorno, ad ogni ora. All’inizio poteva essere interessante e di intrattenimento, ora dobbiamo fare il salto ad ostacoli facendo zapping tra un canale e l’altro, per evitare di imbatterci nella “migliore ricetta della carbonara” o “come preparare il miglior risotto allo zafferano”. Insomma, io stessa, amante della cucina internazionale, non ne potevo più di Parodi, Clerici e chi più ne ha più ne metta. Poi è iniziato Master Chef, un programma in cui ho conosciuto alcuni dei migliori chef di fama internazionale, ed ho scoperto che cucinare significa molto di più, e non finisce chiudendo la porta della cucina di casa propria. Una serie che spiega questo concetto perfettamente è la bellissima “Chef’s Table”. Creata da David Gelb, nel 2015 viene pubblicata la prima stagione su Netflix (seguita successivamente da altre due), ed è vincitrice di tre consecutivi Primetime Emmy Awards.

Chef's

Chef’s Table non è semplicemente una serie sulla cucina. La definirei più come una serie sulla vita, la passione e l’arte. Ogni stagione consta di 6 episodi, ognuno di esso con protagonista un cuoco o una cuoca che ha fatto della cucina la propria ragione di vita, la propria passione e il proprio modo di creare un tipo di arte che ancora troppe poche persone conoscono anche perché, ahimè, d’élite. Questi sono chef di fama internazionale e di una manualità e conoscenza impareggiabili. Ma non è tutto, perché la cosa che mi ha fatto amare e guardare senza sosta le prime due stagioni è il modo in cui viene diretta. La fotografia, la musica e il modo in cui si è deciso di raccontare queste vite creano un capolavoro unico, in grado di deliziare sensi che solitamente non verrebbero sfiorati da una serie televisiva normale. Chef’s Table è unica nel suo genere, perché ti permette quasi di gustare quei piatti, attraverso la passione trasmessa dallo stesso realizzatore, o dal critico che racconta la prima volta in cui lo ha assaggiato. La musica aiuta lo spettatore ad entrare nel concetto, creando un’armonia travolgente.Bottura

Gli chef, come detto, provengono da tutto il mondo, e realizzano piatti che vogliono in qualche modo andare oltre la tradizione da cui arrivano. Sono presenti chef pluristellati, tra cui il nostrano Massimo Bottura, ma anche chef sconosciuti ai più, perché, nonostante il livello altissimo del loro ristorante, si trovano in luoghi poco visitati (come la slovacca Ana Roš o la monaca buddista Jeong Kwan). La maggior parte di loro ha storie affascinanti e di grande ispirazione, storie che danno fiducia e coraggio, anche a chi poco ha a che fare con questo mondo, perché sono storie di chi non si è arreso e ha continuato a credere in un sogno, o meglio, in un piano.

Chef’s Table è una serie da guardare, da gustare, da ascoltare con animo aperto e sereno, tutta d’un fiato o quando ci si vuole fare il regalo di un’ora. Quando mi è stata consigliata e ho visto il primo episodio mi sono sentita come mi sento dopo aver finito un buon libro che mi è stato regalato. Quindi ve la consiglio, e facendolo mi sento come se vi stessi facendo, io stessa, un regalo.

MissEmi

Amante di serie dai tempi in cui guardavo ER con mia madre. Avevo 7 anni.
Le serie sono il mio pane quotidiano. Scrivere fa semplicemente parte di me.

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